Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

"Dal ponte di Lupu e' visibile una grandissima scultura", giornalista Wang Na, "Chenbao", 3 maggio 2010

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Guardando l’area dell’EXPO dal Ponte di Lupu, una scultura bronzea di m. 12 d’altezza cattura lo sguardo. Si tratta del Portale di Marco Polo, la scultura di maggior mole di tutta l’area dell’EXPO, di uno degli artisti contemporanei più importanti del mondo, Arnaldo Pomodoro, che l’ha creata in oltre 20 anni di lavoro, una delle maggiori opere d’arte offerte dall’Italia all’EXPO di Sciangai, che non sarebbe eccessivo definire una “Risalita del fiume, alla festa dei morti” italiana (Celeberrimo, oltreché colossale, dipinto di ZHANG Zeduan,pittore di epoca Song).
Il 2 maggio, un vecchio amico di Arnaldo Pomodoro, il presidente dell’ICE amb. Umberto Vattani, ha ricevuto l’inviata dello Shanghai Morning Post e le ha rac-contato tutta la storia di quest’opera simbolo dell’amicizia sino-italiana.
Il Portale di Marco Polo è alto m. 12 e largo 10 ed è composto di 16 parti, che formano due facce: l’una simboleggia il mondo occidentale, costituito da più nazioni, l’altro rappresenta l’impero d’Oriente, dal vasto territorio e unificato da secoli.
Quando l’abbiamo visto, allato del Padiglione Italiano, era ancora un pezzo incompiuto, dato che alla faccia che simboleggia l’Oriente il maestro Pomodoro sta ancora dando gli ultimi tocchi nel suo atelier di Milano: essa potrà giungere a Sciangai solo fra alcuni mesi. Si tratta dunque di un’opera d’arte che progredisce di pari passo con l’EXPO.
Il presidente Vattani ha detto che Arnaldo Pomodoro cominciò a creare l’opera già nel 1988, lavorando sul concetto della fusione delle civiltà orientale e occidentale e il suo nome, Portale di Marco Polo, è dovuto a due obiettivi: da un lato rendere omaggio allo straordinario viaggiatore veneziano, dall’altro simboleggiare la commistione delle due civiltà, tanto più che in fase di globalizzazione tali scambi sono sempre più fitti. Così, allorché l’ICE propose che l’opera “prendesse dimora” all’EXPO di Sciangai, l’ottantaquattrenne Arnaldo Pomodoro acconsentì di getto, anche se ciò avrebbe significato che l’ “Oriente” nel suo atelier avrebbe dovuto separarsi temporaneamente dall’ “Occidente” ormai finito, ma quello della fusione-separazione-fusione non è forse il percorso di scontro-incontro seguito dalle civiltà orientale e occidentale?
Trasferire poi a Sciangai un’opera di tali dimensioni è stato un miracolo a parte. Il presidente Vattani mi ha detto che la parte Occidente già completata supera la tonnellata di peso e che il suo trasporto e collocamento ha richiesto un grande impegno, che solo due aerei supersonici hanno potuto assumersi.
Il giornalista ha notato che, nell’area espositiva, la grande scultura bronzea e il Padiglione Italiano di cemento grigio si completano a vicenda, offrendo ai visitatori un posto perfetto per le fotografie ricordo.
In effetti, fra il maestro Pomodoro, le città del mondo e l’EXPO c’è un profondo rapporto, di reciproco completamento. Grandi metropoli mondiali come Los Angeles, Roma, Londra ecc. ospitano tutte opere sue; all’ingresso della sede delle Na-zioni Unite, a New York, sorge un pezzo della sua serie più classica, “Sfera nella sfera”.
Nel 1988, una delle sue opere più importanti, “Forma del mito”, fu esposta all’ EXPO di Brisbane, in Australia. Dopo la chiusura, il consiglio municipale di Brisbane decise all’unanimità di acquistarla e di tenerla lì per sempre.
Il presidente Vattani mi ha detto che non si sa ancora dove il Portale di Marco Polo verrà esposto, dopo la chiusura dell’EXPO, ma un punto è già chiaro: resterà per sempre a Sciangai, non esiste città più adatta di questa.

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