
IBN ‘ARABI e IL SUFISMO
Ibn ‘arabî diede enorme peso alla sfera mistica, in contrasto con le posizioni razionalistiche maturate da Averroè (e destinate a non avere seguito nel mondo musulmano): nelle sue numerose opere - soprattutto in Le gemme della sapienza - egli insiste sull'unità dell'essere. Dio si moltiplica, attraverso i suoi attributi, nella creazione, ma il mondo sensibile è solamente un'ombra di esso. La natura è da bn Arabi definita come il "respiro del Misericordioso". L'uomo occupa una posizione centrale nel creato e i profeti sono espressioni della stessa realtà divina. Il fine dell'uomo consiste nell'unirsi misticamente a Dio nell'amore.
Toccò a Ibn ‘arabî allora formulare in modo esplicito ciò che era solo implicitamente contenuto negli insegnamenti dei primi maestri del sufismo e, attraverso lui, la dimensione esoterica dell'Islam fu, per la prima volta, espressa apertamente.
Il Logos di Ibn ‘arabî ha tre aspetti (o può essere considerato da tre punti di vista): l'aspetto metafisico, come Realtà delle Realtà;
l'aspetto mistico, come Realtà di Maometto;
l'aspetto di perfezione umana, come L'Uomo Perfetto.
Considerando il primo di questi aspetti, la Realtà delle Realtà (Haqiqatu'l Haqa'iq), Ibn ‘arabî afferma che questo è il Primo Intelletto, il Principio Immanente Razionale nell'Universo (idea Stoica), l' “Idea Delle Idee” (o Archetipo degli Archetipi, il grande teologo cristiano alessandrino Origine si riferisce al Logos allo stesso modo cioè come Idea Ideon).