Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Capra e il Tao della Fisica: misticismo e fisica quantistica a sistema

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Il testo di Capra cerca di mettere a sistema fisica e misticismo, riconoscendo alla prima un valore razionale, specialistico, contigente e materialistico (in senso di “strumento” necessario all’esistenza terrena), mentre al secondo un valore intuitivo, universale e spirituale.

A suo modo, Capra li mette sullo stesso piano.
Il fisico, allo stesso modo del mistico, non deve però dimenticarsi che se vuol portare la fisica su un piano spirituale, non può andare sempre più a fondo nella ricerca del “mattone” della materia e specializzarsi sullo studio di questo presunto mattone: deve piuttosto elevarsi e astrarsi dallo studio specialistico e settoriale per arrivare ad avere, da osservatore qual è, una visione onnicomprensiva che consideri l’Universo come un Tutto e manifestazione di un principio immobile ed immutabile, che non è un Dio punitore e direttore dall’alto ma che è interno ad ogni cosa.

Grande pecca e danno è invece il procedimento induttivo che parte dall’osservazione esclusiva della realtà: da sola questa forma, incompleta, non sarà mai sufficiente. D’altronde è l’intuizione che fa gridare eureka agli scienziati per una nuova scoperta, e non solo studiare razionalmente quanto precedentemente da altri scritto.

Nelle prime pagine Capra parla di sviluppo intellettuale delle prime filosofie mistiche greche e loro progressivo allontanamento dalle concezioni orientali, per poi, negli ultimi decenni e anche grazie alla fisica moderna, di un progressivo riavvicinamento che coniuga l’intuizione mistica con lo sperimentalismo scientifico.

Capra è un fisico, ma da un altro punto di vista questo riavvicinamento può essere snaturato dalla specializzazione e dalla perdita del punto di vista fondamentale: lo studio della manifestazione non sarà mai completo fin quando sarà fatto non tenendo conto della manifestazione in quanto semplice forma, e non tenendo conto che i modelli matematici, le teorie, e gli esperimenti sono per forza di cose (anche perché umanamente condotti) sempre approssimativi.

Julius Evola e la Tradizione Ermetica: note di Alchimia

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I lettori interessati possono visualizzare il libro QUI.
-         l’Arte Regia è una via tradizionale regale per il raggiungimento di uno status spirituale superiore, una via eroico-magica;
-         Seyyed Hossen Nasr sottolinea come Evola, sottolineando il cavalcare la tigre, la crisi del mondo moderno, e analizzando il tantrismo fosse più orientato verso la via della mano sinistra;
-         nella trasformazione dei metalli, non c’è un promiscuo dissolvimento del Tutto, ma resta una continuità con l’Io originario, che si purifica;
-         la nigredo corrisponde all’uccisione dell’Io fisico e alla rottura con la comune individualità; l’albedo è un’apertura estatica, esperienza della luce ma a carattere passivo e lunare (“ciò che si deve superare non è il corpo, ma il rapporto con il corpo”); la rubedo la riaffermazione della virilità essendo a carattere solare. Queste trasformazioni sul piano spirituale hanno anche effetti su quello materiale;
-         Guenon rimprovera ad Evola che l’alchimia è una scienza cosmologica e metafisica: non solo metafisica
-         Per Solfo alchemico va intesa la volontà;
-         “tra la nascita eterna, la reintegrazione, e la scoperta della pietra filosofale, non v’è differenza alcuna” (Bohme);
-         Il simbolo dell’Albero esprime la forza universale che si dispiega nella manifestazione, e da esso stilla la bevanda d’immortalità, è concepito come una tentazione ma anche come oggetto di una conquista possibile; per questo la Legge è indifferente: le potenze che da questa risultano possono essere volte al male come al bene;
-         “corpus hermeticum: l’uomo non è abbassato per avere una parte mortale ma al contrario questa mortalità accresce la sua possibilità e la sua potenza”.
Questo perchè essendo mortale e avendo dimenticato è libero di scegliere con consapevolezza quale strada seguire. E una volta studiata la propria divinità e averla conosciuta, potrà usarla con rettitudine e con la giusta intenzione, sapendo indirizzare in maniera precisa le proprie energie.

Yu Lin - China

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Julius Evola e la Civilta' Tradizionale: Rivolta contro il mondo moderno

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La rivolta di cui parla deve essere reale, positiva, e non polemica; e l'ultima risorsa contro la crisi del mondo moderno è per Evola la capacità eroica.

L'introduzione di Claudio Risè si fonda su alcuni punti:
- l'individuo nato con l'umanesimo è un "centro illusorio" per Evola;
- la separazione accentuata nella modernità fra individualità e forze eterne (l'autore ne fa un discorso psicologico);
- la modernità si basa ancora sull'idea di tempo lineare e non ha accettato quella di tempo ciclico;
- l'uomo, se vuole continuare a vivere, deve ritornare a riconoscersi in un'eternità.

- se oggi i moderni hanno la sensazione di un destino oscuro, già da tempo hanno agito cause che hanno destabilizzato le condizioni spirituali;
- si deve passare dalla reazione all'azione positiva;
- le prime forme di decadenza sono attribuibili per Evola fra l'VIII e il VI sec. a.C., ma le cause potrebbero essere ancor più remote; una seconda fase di ha con la caduta dell'Impero romano; una terza con Umanesimo e Riforma.
Ma interessante è il punto in cui dice che tutto ciò che noi consideriamo "storico" è già moderno, ha già le caratteristiche della modernità, con tutti i suoi limiti.
L'uomo tradizionale infatti non aveva la concezione della storicità attuale, e ciò è anche il motivo per cui gli storici (moderni, appunto) faticano a trovare datazioni, documenti e autori troppo lontani nel tempo.
Nelle civiltà tradizionali non c'era bisogno di "dimostrare", nel senso scientifico del termine.

Meng Jin - China

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